venerdì 23 novembre 2012

Il Sol ... Calante


Il Giappone, il paese del Sol Levante

 

Il Giappone, in me riesce sempre a rievocare ricordi nostalgici della mia gioventù. Ero bambino, Bennato e Nannini cantavano per i mondiali nostrani, il Muro era da poco caduto e la minaccia gialla prendeva sempre più forza. Nomi nuovi come Sony, Nissan, Toyota si affiancavano a nomi più noti come Normende, Fiat, Seat.

Era il 1990 e proprio in questi istanti, in quei mesi, l’economia nipponica aveva toccato il proprio massimo.

Il Nikkei aveva superato quota 40.000, il valore dei terreni, mai a buon mercato, raggiunse valori fuori da ogni limite razionale. Benvenuti nell’economia gonfiata, l’equivalente per il Giappone dei ruggenti anni Venti, un’economia in cui poco o nulla era trasparente. I legami fra banche ed imprese erano diretti e colleganti le une alle altre tramite il keiretsu, il rapporto fra la politica e l’imprenditoria era di totale simbiosi. Dominava incontrastato il laissez faire. Le banche erogavano prestiti e contemporaneamente si facevano pochi scrupoli: erano obbligate a farlo perché la proprietà, un’industria lo richiedeva. E così si è andato avanti a lungo fino a quando i problemi vennero al pettine. Infatti prima o poi le bolle scoppiano e la bolla giapponese scoppiò in seguito a manovre restrittive intraprese nei primi mesi del 1990. Poco meno di un anno dopo e i prezzi dei terreni e delle azioni iniziarono a scendere. Dapprima lentamente, in modo impercettibile, poi la velocità aumentava gradualmente, fin a quando, dopo aver considerato questo processo salutare ci si rese conto che la situazione stava peggiorando. E corsero ai riapri. Ma era troppo tardi. Si era inceppato qualcosa che impediva al motore economico di riprendere a marciare ai tassi consoni. La Banca del Giappone iniziò a ridurre i tassi in maniera decisa solamente a partire dal 1994, ma era troppo tardi in quanto presso i giapponesi si era instaurata un’aspettativa deflazionistica. Proprio per questo motivo la FED, la BCE e le altri principali banche centrali dei paesi industrializzati hanno ridotto velocemente i tassi a zero dopo lo scoppio della Lehman Brothers. Pertanto è la caduta del Giappone nella trappola della liquidità, avvenuta con lentezza solamente a partire dai primi anni del nuovo Millennio, la causa della deriva dell’economia giapponese: la perdita di fiducia, la paura sono stati i principali elementi che spiegano questa deriva.

Possiamo portare il cavallo alla fonte, ma non costringerlo a bere.

Sono stati ridotti i tassi a zero, ma la liquidità è ancora ferma, parcheggiata in attesa di uno sblocco … ( vi ricorda qualcosa …???????) ma l’economia non riparte.

Se non è il canale monetario a far ripartire l’economia, e se il settore privato non spende a sufficienza per mantenere la piena occupazione, allora  sarà il canale fiscale con il Governo Giapponese pronto ad imbarcarsi in progetti di riduzione delle tasse e di aumento della spesa pubblica degna del New  Deal. Ma neanche questi provvedimenti sono stati sufficienti a far ripartire l’economia. Se nel 1991 il Giappone aveva un surplus di bilancio pari al 2,90% del PIL, cinque anni dopo aveva maturato un deficit pari al 4,3% del PIL.  

Nonostante questi sforzi, l’economia viaggiava a ritmi sempre più blandi ed il benessere diffuso iniziava ad essere affiancato  da un’accidia crescente che sfociava sempre in malessere.

 

Perché l’economia giapponese non ha risposto alle azioni monetarie e fiscali espansive? Cosa c’è oltre o meglio sotto alla perdita di fiducia, alla paura?

La risposta non è semplice ma ampia responsabilità è da attribuire al sistema bancario nipponico, cotto già pochi anni dopo lo scoppio che però per ovvi motivi politici si è lasciato in vita … Le zombie banks sono causa di ulteriore malessere economico che può sfociare in crisi profonde e strutturali. Questo ci insegne l’esperienza giapponese. Nazioni che sempre in quegli anni erano alle prese con shock simili, come ad esempio le Nazioni scandinave, hanno invece nazionalizzato il sistema bancario tramite la creazioni di bad banks in cui sono stati fatti confluire gli asset tossici i NPL, i titoli spazzatura ed una volta ripulito il sistema dalle scorie è ripartita l’attività economica. Si è deliberatamente voluto nascondere la polvere sotto ai tappeti e questo ha fatto sì che il meccanismo si è bloccato, fino a fermarsi e ad indietreggiare. Se le banche non fanno bene il loro lavoro, non prestano le risorse le risorse in maniera efficiente, ma razionalizzano il credito, si innesca una visone sfiduciata verso il futuro a causa di minori investimenti da parte delle imprese che quindi licenziano il personale in esubero ed innescando spirali economiche ribassiste.

 

Ed ora? Ora l’economa nipponica è alle prese con la sfida finale. Si è incamminata in un sentiero di debito esplosivo e pertanto insostenibile. Il debito pubblico ha raggiunto quota 230% del PIL, il deficit è oltre l’8% del PIL, le esportazioni a causa dell’apprezzamento dello yen, della difficile congiunture che vivono i partner nipponici e soprattutto anche a causa del boicottaggio cinese derivante dalla crisi politica dell’arcipelago dello yentsu. Le imprese nipponiche sono in crisi; fino a poco tempo fa, Panasonic, Toshiba, Sony, Sharp erano protagoniste assolute della scena mondiale. Ora sono delle comparse e forse qualcuna di esse un ricordo … La popolazione invecchia velocemente e presto vi saranno forti pressioni sulle politiche dei fondi pensioni che saranno costretti non più ad acquistare titoli di stato ma a vendere quote considerevoli e saranno tali da costringere il ministero delle finanze a finanziarsi sui mercati internazionali: purtroppo, si presenta con un biglietto da visita non piacevole ed il prezzo da pagare può essere salato.  E sappiamo che quando si entra in tali circoli viziosi il vortice diventa pericoloso in tempi assai brevi. Settimane o giorni, se non una manciata di ore.

 

Come superare questo?

Aumentando le tasse? Consiglio vivamente ai politici giapponese di imbarcarsi in politiche di austerity. Europa docet.

Monetizzare il debito, stampando yen a go go ...?  Politica già intrapresa. Dovrebbero essere prossimo al QE10 … Inoltre se dovessero intraprendere misure più incisive vi sarebbe anche un incremento del rendimento dei titoli di stato aggravando quindi le finanze pubbliche.

 

Una soluzione estrema, finora accennata poche volte ma mai analizzata nel dettagli consisterebbe nel decurtare il debito pubblico che ha la BoJ: quindi non più Ctrl + P, ossia stampare moneta, ma Reset, azzerare il debito che ha in mano. Quindi lo Stato dovrebbe sborsare molto meno, perchè parte del suo debito è stata unilateralmente cancellata e la BoJ imbarca la maxi perdita, ma tanto non può fallire … too big to fail.

E si riparte con il rischio morale.

 

A parte quest’ultima soluzione, c’è chi ritiene che a Giappone mancano pochi mesi al proprio Armageddon, al giudizio finale.

 

Sapete qual è la differenza fra la Grecia ed il Giappone?

Tre anni.

lunedì 12 novembre 2012

L'arte di valutare

Sembrerebbe il titolo di un libro di Seneca o di qualche altro "maestro" latino.
Già, valutare è un'arte di per se' al limite in quanto è fondamentale distaccarsi da lcontesto per offrire una valutazione il più possibile oggettiva.

Figuriamoci se verso l'oggetto della valutazione si hanno dei conflitti di interesse o se è funzione di eventi incerti... di prossimo avvenimento. Siamo al limite.

Però, si può offrire un metro per cercare di capire alcuni aspetti.
Sicuramente a livello finanziario, di stock picking un aspetto cruciale è svolto dall'analisi delle grandezze finanziarie basilari.
Maestri in questa arte troviamo Smithers & co che da diversi anni ci deliziano con la pubblicazione del loro indicatore US Cape and q chart.

Si tratta di un appuntamento imperdibile per i macro investitori, per chi voglia capire quali possono i prossimi percorsi per i mercati azionari mondiali.

Ecco il loro ultimo report...
E' interessante constatare non tanto per capire qual'è la strategia finanziaria ottimale da seguire, ma per capire il meccanismo dei mercati finanziari, per cercare di guardare oltre il velo che nasconde la realtà. E l'attuale realtà evidenzia una consistente sopravvalutazione dei prezzi azionari.
Senza se e senza ma, siamo a livelli un po' alti.
Senza se e senza ma e soprattutto senza i meccanismi di HFT, i famigerati High Frequency Trading, che sono in grado di manipolare il mercato, celando il suo realte essere dietro ad un velo, manipolando la realtà.
Non è detto che quanto gli autori mostrano accada: non è consigliabile alcuna operazione.
Mostrano solo un dato, un aspetto della realtà.

Ed ora tocca a noi capire cosa ci rivolga il domani....

  
US CAPE and q chart
US CAPE and q chart.

With the publication of the Flow of Funds data up to 30th June, 2012 (on 21st September, 2012) we have updated our calculations for q and CAPE. Over the past year net worth has risen by 9%, with the most significant rise being in the value ascribed to real estate (+9%). Interest-bearing assets have fallen slightly, while interest-bearing liabilities have risen by 6%.
 

 

Both q and CAPE include data for the year ending 30th June, 2012. At that date the S&P 500 was at 1362 and US non-financials were overvalued by 43% according to q and quoted shares, including financials, were overvalued by 48% according to CAPE. (It should be noted that we use geometric rather than arithmetic means in our calculations.)

As at 21st September, 2012, with the S&P 500 at 1460, the overvaluation by the relevant measures was 53% for non-financials and 59% for quoted shares.

Although the overvaluation of the stock market is well short of the extremes reached at the year ends of 1929 and 1999, it has reached the other previous peaks of 1906, 1936 and 1968.

Data for our calculations of q are taken for 1900 to 1952 from Measures of Stock Market Value and Returns for the Non-financial Corporate Sector 1900 – 2002 by Stephen Wright, published in the Review of Income and Wealth (2004) and for 1952 to 2010 from the Flow of Funds Accounts of the United States (“Z1”) published by the Federal Reserve. Data for our calculations of CAPE are taken from the data published on Robert Shiller’s website, updated from data published by Standard & Poor’s.


NB. The geometric mean of the cyclically adjusted PE, using 10 data adjusted for changes in the CPI, was 15.6. The cyclically adjusted PE for the 10 years to March 2012 was 23.13 and the market was thus 48% overvalued (23.13 ÷ 15.6).
Those who wish to claim that the market is cheaper than this can do so by a combination of data mining (selecting data periods which are shorter than the time over which data are available) and by using arithmetic averages.

sabato 3 novembre 2012

I detonatori - Norway real estate .... e state allerta!!!

 
Sulle nostre testate giornalistiche, si parla, anzi si chiacchera, sui nostri problemi, senza però tirare fuori alcunchè di concreto. Solo parole, parole, soltano misere parole....
Altrove invece si analizzano probabili nuovi ... fantasmi.
Halloween in differita!
****
 
Norway, which chose to remain outside the European Union and the euro currency, enjoys an enviably stable economy and a booming housing market — but it could be going down the perilous route taken by Spain and Ireland, according to economists and recent analysis.

Norway’s housing sector, which has seen prices jump by almost 30 percent since 2006 — could end up replicating a pattern of housing booms and busts seen across the globe, from the U.S. to Japan to Spain and Ireland, according to a report by Bank of New York Mellon.
Indeed, Norway's house price rise has been so dramatic that the Federal Reserve Bank of San Francisco wrote a paper on the subject in June that made parallels between the lead up to the U.S. housing crisis and the “irrationally exuberant bubble” of Norway’s present boom.

Written by an advisor to Norway’s central bank (Norges Bank) Marius Jurgilas and San Francisco Fed’s senior economist Kevin Lansing, the paper stated that Norwegian property prices are currently 125 percent of the historic price-to-income ratio and around 170 percent of the historic price-to-rent ratio — a full 50 percent above their last major peak 20 years ago.

Home prices continue to rise sharply with the Association of Norwegian Real Estate Brokers (NEF) reporting an 8.1 percent annual increase in August.

Figure 1
Real house price index
Real house price index
Sources: Shiller (2005) and Eitrheim and Erlandsen (2004, 2005).
 
 
Has Anyone in Norway Noticed?

Though the Norwegian Central Bank has warned about long-term risks to the economy from rising housing prices, it has kept interest rates steady at 1.5 percent and suggested that it will keep them at these levels until Spring 2013. It declined to comment on the housing market.

Neil Mellor from BNY Mellon said that Norway’s central bank, has neglected its housing market’s indomitable price rise by focusing on a monetary policy of low and stable inflation.




“In focussing solely on indices for goods and services, Norges Bank is failing to address some unnerving trends in a sector whose stability is vital to that of the economy as a whole,” he said. “Low interest rates, stable consumer price inflation and booming asset prices combine to form conditions whereby debt is accumulated at a growing rate to levels that contravene conventional rules of thumb pertaining to stability.”

Mellor added that as house prices rise, household debt in Norway is also rising.

“In the case of Norway, the ratio of household debt-to-income has risen dramatically over the past decade and currently stands at around 210 percent — well above that seen in the U.S. before its own bust in 2007 (with debt/income at 130 percent),” said Mellor.

Figure 2
Ratio of house price to rent
Ratio of house price to rent
Sources: Norges Bank and Lincoln Institute of Land Policy
 
 
The Central Bank of Norway declined to comment, but Mellor insisted that the unrelenting accretion of debt must not be played down or dismissed as an accounting matter.

“The asset price bubbles formed over the past decade were, in essence, down to policymakers suffering from the same illusion of price stability, albeit an illusion formalized by inflation targeting,” he said.

Norway’s Dangerous Success Story

Robert Shiller, professor of economics at Yale University and co-creator of the S&P/Case-Shiller home-price index said that the Norwegian government “should start worrying now.”

“This is a reason to expect an unpleasant end to this bubble in Norway. That is what I told them then,” Shiller told CNBC on Tuesday, alluding to a presentation he made in the Scandinavian capitals of Oslo, Copenhagen, and Stockholm in January in which he warned of the impending housing bust.

Figure 3
Ratio of household debt to disposable income
Ratio of household debt to disposable income
Sources: Norges Bank and FRB St. Louis
 
 
Rather than learning from its European neighbor Spain — where a real estate bubble saw home prices rise 44 percent from 2004 to 2008 before the bubble burst, leaving not only eerily empty properties and Spanish ghost towns, but domestic banks with billions of bad loans — Norway is letting its economic success go to its head, Shiller said.

“My suspicions are Norwegians are infected with a success story for their own country that makes high home price increases seem plausible to them,” a success only aggrandized when compared to its economically ailing euro zone neighbors, he said.

“They feel smug in their superiority with regard to the European crisis. They didn't even join the EU, let alone the euro. They don't have to bail out any irresponsible southern countries,” Siller said. “They have North Sea oil. They have low unemployment. [In short] they are doing everything right, and lots of people want to come to Norway.“

However, Shiller notes that there is a paradox in the Norwegian success story.

“Norway is just about the last country to expect a housing bubble to appear, at least not a rational bubble, since it has so much empty land,” he said. “If home prices get elevated, there should be a prompt supply response, new houses will be built, bringing prices down, unless there is some kind of political or zoning problem. Even such political problems tend not to last forever. “

Indeed, there have been some calls to raise lending rates and tighten policy.

In August, as household credit grew at an annual rate of some 7.2 percent — the highest rate since February — Norway’s Finance Minister Signjoern Johnsen called for lending standards to be tightened, and the NEF called for higher interest rates.

Mellor states that “[past crises] have taught us that formulating policy on the basis of a narrow range of prices is a recipe for potential instability, and history tells us that it is never “different this time.”

Mellor concludes with a quote from the San Francisco Fed paper on Norway: “History tells us that episodes of sustained rapid credit expansion combined with booming asset prices are almost always followed by periods of financial stress. … Time will tell whether things turn out differently for the Norwegian housing market.”

—By CNBC’s Holly Ellyatt
 
Mi collego con l'osservzione esposta dall'autore dell'ottimo paper (fra l'altro anche breve e di veloce lettura): l'Uomo irrazionale ha sempre sperato che questa volta sia diverso. Ma sempre si è piombati per terra e la caduta può essere anche molto pericolosa...
In questo caso l'unica attenuante può essere rappresentata dal fondo sovreno norvegese, un colosso da 500 miliardi idEuro che nell'occasione può essere pronto a tenere sul il baraccone, ma questo equivarrebbe a trasformare una Ferrari in un Doblò.
 

giovedì 18 ottobre 2012

Proprio non ci siamo...
L'animata discussione intercorsa prima del vertice europeo che si tiene oggi e domani, fra la Merkel ed Hollande, costituisce una brutta pagina per la visione d'Europa, perchè rischia di mettere in crisi gli sforzi protratti nelle ultime settimane.
Proprio non meno di 10 giorni fa il Governatore della BCE, Draghi, affermava che è «molto importante» che il meccanismo unico di supervisione bancaria Ue entri in vigore come previsto il primo gennaio 2013 per poi permettere alla BCE una piena vigilanza di tutte le banche europee entro gennaio 2014. In aggiunta a questa precisa volontà, 'Ecofin aveva esortato i governi nazionali affinchè diano il via libera entro fine anno per permettere alla Bce di attrezzarsi rapidamente.
Purtroppo accanto a questa visione di unione bancaria, come requisito essenziale verso un'unione economica integrata nelle sue parti, vi è invece una ferrea opposizione da parte dell'establishment tedesco. Sin da subito sia il governo che altre istituzione si erano dichiarate contrarie.
Perchè? Cosa devono nascondere?
Cosa bolle pertanto nelle pentole bancarie tedesche?

Sappiamo tutti quanto che all'indomani dello scoppio della bolla subprime americana, le prime banche che vacillarono furono quelle francesi e tedesche. Soprattutto le landesbanken furono salvate tramite l'iniezione di capitali pubblici. Addirittura una di esse, la WestLB, ha chiuso i battenti lo scorso 29 giugno.... E non era una banca regionale. Un'altra, Commerzbank, è stata salvata dallo Stato in ben due distinte occasioni: ed oggi lo Stato detiene ancora circa il 25% del capitale della banca...
e non solo si sono diverite partecipando all'orgia immobiliare americana, ma anche a quella spagnola, greca, irlandese. E, direi i lcaso, fermiamoci qui.

Ora, però i nodi stanno arrivando al pettine e qesto spiega la loro ostitilità ad una BCE supervisore del sistema bancario. Lasciamo perdere l'hedge fund DB, con attivi pari a circa l'80% del PIL tedesco.... con un leverage degno di Gordon Gekko, per focalizzare la nostra attenzione sul mondo delle Sparkassen, delle banche regionali che sono andate a braccetto con la politica.

Chi può mai escludere che vi siano altri casi come quello della WestLB?
Chi può mai escludere che ad incontrare dei seri problemi possa essere niente poco meno che Deutsche bank?

Ce l'ho con loro? No, semplicemente ono in una posizione particolare...

Leggete l'articolo e badate bene da chi è stato scritto...

Will Germans Pick Up the Tab for Deutsche Bank, Too?

 
buona lettura!!!
 
 


mercoledì 3 ottobre 2012


Una giornata di ordinata ... tranquillità, eppure qualcosa si muove.
Sotto l'odierna calma dei listini si celano movimenti violenti, ma ben mascherati.
Sappiamo che le mani forti si muovono in questi giorni.

Ma chi sono queste mani forti?

Possono essere dei raider pronti a prendere il controllo di imprese italiane? Si parla di un disinvestimento da parte di Finmeccanica della propria controllata Ansaldo Energia: il ministro passera cerca di tranquilizzare e di impedire questo, ma l'esperienza parmalat ci insegna che queste dichiaraziono possono essere fiatus vocis senza l'impegno di una cordata italiana pronta.
E chi potrebbe far parte della cordata italiana tesa a contrastare Siemens, l'indiziato principale, verso la conquista di Ansaldo Energia? Chi (e sono la stragrande maggioranza) è impegnato a difendere la propria azienda, chi corre dietro ai treni, chi invece pensa di mollare tutto. I nomi rimasti sono purtroppo pochi. Ma oltre alla partita Ansaldo Energia che sta infiammando Finmeccanica, vi sono sottobanco altre partite: dal gioco delle Popolari, in quanto l'Antitrust ha espresso parere favorevole verso una maggiore contendibilità societaria, a pezzi pregiati dell'industria/servizi italiani. E qui ci si riferisce ad Enel, alla rete telefonica, alla rete del gas, pezzi pregiati dell'Italia che alle prese con una grave crisi finanziaria sono candidati ad essere venduti al miglior offerente (anche in questo caso estero) per fare cassa.... Che miseria!!!!  Ed alle tante industrie italiane che strozzate dai lacciuoli fiscali, creditizi, burocratici chiudono i battenti o vengono vendute, il più delle volte ad offerenti esteri.

In Europa si campa in attesa del prossimo incontro dei ministri delle finanze, previsto per Lunedì 8 Ottobre e si cerca di capire quando la Spagna chiederà aiuti all'Europa. Nn se, ma quando e questo è il dilemma. Nel frattempo lo spread BTP Bund si è stabilizzato sopra 360 bp, con i rendimenti dei decennali tedeschi ai minimi, di poco inferiore all 1,50% e le altre Nazioni Europee del Club Tripla A, su livelli prossimi ma pur sempre maggiori del Bund tedesco. Nel frattempo proprio fra iPaesi del Club Tripla A, ce n'è uno, che inizia ad essere considerato come ... di dubbia qualità. Ci si riferisce alla Francia, che recentemente ha visto dati macroeconomic davvero desolanti: il Manufacturing Purchasing Managers’ Index (PMI) della Francia crolla a 42.7 in settembre, il dato più basso da aprile 2009, solo la Grecia fa peggio, persino Spagna e Italia sono sopra il dato francese.
La disoccupazione tocca il 10,6% ma quella giovanile il 25%.
L'indice di fiducia delle piccole e medie imprese francesi crolla a 84, era a 129 in aprile e questo è il livello più basso di sempre (lo calcolano dal 1992)..................


 
Aspetti interessanti della seduta odierna sono presenti oltreoceano, con il crollo di HP che è tornataa quota 15 dollari ad azione, come valeva nel 1995 ( cmq, il minimo è datato febbraio 2002 a circa 11 dollari) e con il prezzo del petrolio in forte calo, chiudendo poco sotto gli 88 dollari a barile.

Attenzione, quello che è accaduto a HP potrebbe accadere a molti titoli americani se entriamo finalmente in una recessione non drogata dalla liquidità della Fed o della BCE. Per il momento il mercato è inchiodato in uno stretto trading range ..in attesa di novità sullo stato di salute dell'economia. Attualmente il mercato americano è drogato dalal FED che non vuole che cali, creando un mismatch fra la realtà e la valorizzazione virtuale.
E se per rientrare nella realtà assistessimo ad un flash crash stile maggio 2011 o Ottobre 1987...?


Già l'oro. E' ormai sotto gli occhi di tutti che le banche centrali si focalizzano verso incrementi delle loro riserve di oro e le top player sono proprio le banche dei paesi emergenti, con la Cina che padroneggia in assoluta solitudine.
Di questo fenomeno se ne sono accorti anche i giornalisti de Il SOle 24 Ore che nella versione odierna hanno pubblicato un articolo intero sugli acquisti da parte delle banche centrali.
Ma perchè le banche centrali oggi acquistano oro? Cosa c'è dietro a questa loro azione?
Sicuramente la diversificazione ma poi anche sentimenti misti fra la perdita di valore delle altre valute e la paura  di scenari inflattivi, con l'oro  a fungere da safe heaven.


lunedì 1 ottobre 2012

Giornata di ordinaria ... esuberanza irrazionale.
A parte la pubblicazione dell'indice ISM risultato migliore delle aspettative e sopra quota 50 (espansione), altri dati socio economici sono stati poco promettenti circa le prospettive economiche. Ma questi dati, agli investitori forse oggi non importano. Lasciamo stae che gli investitori oggi si muovono (comprono/vendono) su quello che ci si aspetta fra 9/12 mesi, ma spesso le loro analisi possono essere distorte da elementi non coerenti con lo status economico prossimo. Basta tenere in considerazione la bolla del 2000, quando ci si aspettava che le dot com facessero utili in beve tempo e a livelli stratosferici; ci si è accorti già pochi mesi dopo che invece di utili stratosferici accumulavano perdite ingenti, il loro business era poco redditizio e pertanto privo di valore, o quasi. Delle migiaia di dot com viste, ne sono rimaste forse forse una decina. E poi, basta tenere in considerazione FACEFLOP, aka FACEBOOK, per capire come la realtà possa essere ben diversa da quello che gli investitori, le grandi mani, si aspettano o affermano di aspettarsi; ed il PARCO BUOI compra compra e ricompra per poi trovarsi il lumino spento fra le mani... ed un conto più esiguo.

Questa premessa è propedeutica alla fase attuale. Segnali di crescita reale, non fitizia, figlia di un illusionismo meontario di breve termine, di giochini e di trucchi, non se ne vedono. Anzi, sul nostro monitor si accendono sempre più luci arancioni, per non dire rosse.  E pertanto non si riesce a capire da dove segnali di acquisto così dirompenti, visto che oggi il FTSE Mib ha mostrato incrementi superiori al 2%, possano originarsi, e non dalla chiusura di posizioni di copertura, posizioni short e da un mercato molto asfittico. Sicuramente i lfatto che è iniziato un nuovo trimestre ha fatto si che molti investitori chiuse posizioni lo scorso venerdì od anche quello precedente ( il giorno delle triplice streghe), ieri si siano ricoperti, acquistando titoli, in attesa poi di limare le posizioni massimizzando così i benfici, perchè prima o poi vi sarà un'altra correzzione violenta come quella scorsa che ha portato i listini indietro di un 10% in poco più di una settimana. Già perdita quasi pari al 10%... listini chiuso sui 15000 punti o poco più, fine di un trimestre... il rimbalzo era quasi quasi scontato, un semplice dead cat bounce.

Proprio in merito all'anomalia del comportamento delle borse, c'è una sfasatura incredibile tra economia reale e mercati, le banche centrali stanno alzano la posta e giocando d'azzardo; i mercati continueranno a gonfiarsi e dunque dobbiamo pragmaticamente approfittarne, a meno che non arrivi il classico Cigno Nero a guastare tutto il bel giochino...e ce ne sono tanti in agguato, quando sarà possibile rivivere un crack stile Ottobre 1987.

Su questa lunghezza d'onda si muovono molti, per non dire tutti i princiapli blogger mondiali.
Rosenberg, ad esempio, afferma:
"La FED è riuscita a negoziare un divorzio tra l'economia ed il mercato azionario". "E' veramente un trucco da Houdini di proporzioni epiche...Le Borse USA sono sui massimi di 5 anni anche di fronte ad un peggioramento della disoccupazione, a letture dell'ISM sotto i 50 punti, alle vendite al dettaglio negative nell'elemento "core" e con gli ordini di beni durevoli in caduta insieme alla produzione industriale. Per non menzionare l'outlook negativo di FedEx..."
In ogni caso, afferma Rosenberg, gli sforzi della FED di fare di tutto per spingere i tassi a livelli più bassi possibile rappresentano uno scenario bullish per l'azionario.
Rosenberg si fa un po' di calcoletti&correlazioni ed arriva a concludere che: "....almost 74% of the stock market movement can be explained by the level of the Fed's total assets ALONE since the QE1 announcement."
"Ipotizzando che la FED acquisti il massimo di bond come prospettato nel suo ultimo annuncio del FOMC e che esapanda il suo bilancio di 40mld di $ al mese, questi fattori potrebbero aggiungere 19 punti di S&P500 al mese...".


Sappiamo, però, che alla fine l'oste presenterà il conto e sicuramente questa correzione di denaro ex nihilo nihil fit, dal nulla, pura moneta fiducuiaria, può essere ben più che controproducente. Non mi riferisco a scenari iper inflazionistici, come molti paventano ( forse forse possiamo vivere momenti deflazionistici, stile trappola giapponese o stile anni trenta in quanto questo QE3 non aumenta lo stock di moneta circolante, cerca solamente di muoverla un po' di più) ma a fenomeni sociali ben più che profondi.
Stiamo andando, forse, incontro ad un processo di sudamericanizzazione? L'ottimo Beato trader proprio su questo tema ha lanciato numerosi campanelli d'allarme già diversi mesi fa, se non anni. Oggi è sempre più visibile che forse forse questo è l'esito finale.
Ci stanno sostituendo; tutti quanti, chi più e chi meno, fino a quando un bel giorno si ripartià ma da un livello di benessere inferiore anche a quello attuale, che per molti di noi è già su livelli di quasi non accettabilità.

Lo show, must go on. La FED vuole che gli asset price aumentino per creare un effetto ricchezza benfico per l'economica, un effetto di pura illusione.
From the official transcript:

QUESTION: My question is -- I want to go back to the transmission mechanism, because speaking to people on the sidelines of the Jackson Hole conference, that seemed to be the concern about the remarks that you made, is that they could clearly see the effect on rates and they could see the effect on the stock market, but they couldn't see how that had helped the economy.

So I think there's a fear that over time this has been a policy that's helping Wall Street, but not doing that much for Main Street. So could you describe in some detail, how does it really different -- differ from trickle-down economics, where you just pump money into the banks and hope that they lend?

BERNANKE: Well, we are -- this is a Main Street policy, because what we're about here is trying to get jobs going. We're trying to create more employment. We're trying to meet our maximum employment mandate, so that's the objective. Our tools involve -- I mean, the tools we have involve affecting financial asset prices, and that's -- those are the tools of monetary policy.

There are a number of different channels -- mortgage rates, I mentioned other interest rates, corporate bond rates, but also the prices of various assets, like, for example, the prices of homes. To the extent that home prices begin to rise, consumers will feel wealthier, they'll feel more -- more disposed to spend. If house prices are rising, people may be more willing to buy homes because they think that they'll, you know, make a better return on that purchase. So house prices is one vehicle.

Stock prices -- many people own stocks directly or indirectly. The issue here is whether or not improving asset prices generally will make people more willing to spend.

One of the main concerns that firms have is there's not enough demand. There are not enough people coming and demanding their products. And if people feel that their financial situation is better because their 401(k) looks better or for whatever reason -- their house is worth more -- they're more willing to go out and spend, and that's going to provide the demand that firms need in order to be willing to hire and to invest.





... P, print print and print more and more, to ETERNITY till...






Visto che dobbiamo vivere, cavalchiamo l'onda, con la massima prudenza e diligenza da buon padre di famiglia, sapendo che alcuni temi possono dare laute soddisfazioni.

sabato 29 settembre 2012



Stasera non so dove iniziare...

Non mi resta che iniziare dalla Spagna, un'altra notte di proteste

diretta da madrid http://www.lasexta.com/directo/









Un'altra notte di proteste, con la polizia schiarata a difesa del Parlamento .
Un senso di smarrimoento mi coglie, un senso di comprensioe e pieno appoggio mi prende. Non è giusto che a pagare gli errori dell'orgia immobilaire siano sempre gli ultimi, gli indifesi.

Sinceramente, non so neppure dove possa risiedere la speranza che una Nazione vitima di un'immensa bolla immoliare possa riprendersi a breve. Il sistema Spagna è collassato: è tenuto in vita da un tenue filo che si chama Europa e che se s idovesse spezzare, spezzerebbe i nostri futuri. Quel filo è rappresentato da una soluzione Europea, da una risposta coesa e costruttiva. Non da un'imposizione di misure restrittive. Speriamo che nelle prossime ore, il governo spagnolo chiarisca la propria situazione e chieda l'intervento della BCE e dell'Europa per impedire un collasso sistemico. 




Ritengo che il risultato degli stress test condotti sulle banche spagnole possa essere ancora una volta un risultato poco credibile: i 59 miliardi necessari possono solamente impedire il tracollo finale. Oltre a quelli ne servirebe alrettanti per la fase di ripresa.
Un aspetto che mi tranquillizza è l'allaggamento dello dello spread btp - bonos. Eravamo a quota 60 una setimana fa, ora siamo su quota 85. Questo evidenzia che gli investitori considerino meno probabile il contagio. Ricordiamoci, però (e qui il mio pessimismo mi vince) che se qualora la situazione spagnola dovesse degenerare ecco che il discorso fatto non sarebbe più valido.

Guardando al nostro Paese, le azioni criminosi di una fetta, per il momento assai contenuta, delel varie forze politiche mi hanno assai infastidito. Leggendo la lettera scritta su un pc di un uomo vicino a Lavitola, mi ha inorridito. uno spettacolo indecoroso, degno della fine di un'imprero in cui la ocruzione, i giochi politici vincono sul Bene: agire per la collettivit, per il loro benessere.

News

Oro, nuovi massimo in Euro e Franco Svizzero. Continua la sua corso, ad un ritmo cosante ma pur sempre al rialzo. Oramai siamo a quota 1400 Euro all'ocia, poco meno di 1800 USD/oncia. Di fornte al process odi monetizzazione delle banche centrali, per ultima c'è stato l'operazione della People Bank of China, riusciremo a vedere nuovi masimi reali, vale a dire oltre 2300 USd/Oncia? Molti sostengono che entro fine 2014 le quotazioni saranno su livelli simili.

Prosegue il rallentamento dell'economai americana: dopo la deludente lettura sul PIL 2 trimestre 2012, + 1,25% al di sotto anche della stima più pessimistica, nuovi dati hanno mostrato crescenti timori. La borsa ha accusato i colpi, anche se siamo su livelli prossimi ai massimi. D'altra parte la FED stampae compra miliarid ogni giorno... E ben sappaimo che è intenzione di Ben far incrementare i prezzi col fine di creare un'effetto ricchezza apparente. Non penso affatto che possano esserci altri effetti: possiamo portare il cavallo alla fonte, ma non costringerlo a bere. L'esperienza nipponica dimostra che  nonostante i tassi siano su valori prossimo allo zero per oltre 2 decenni, la situazione non migliora. Si è in trappola. La trappola della liquidità.

Dal fronte economico europeo, purtroppo non emergono buoni segnali. Poche parole sono migliori di un epiteto...

Ormai, tutte le aree economiche sono in una situazione di recessioe o si stanno incanalando veso. Segnali preoccupanti emergono dalal Cina.

 

Altri segnali preoccupanti emergono dalla presenza di una situazione assia complicata nei prestiti agli studenti americani.  

Ancora uan volta, non bei segnali... Però, non dimentichiamoci che possiamo sempre trovare degli spunti: ad esempio che ne dite di una vendita dei nostri gioielli a colossi europei???